“Pin-Up”: letteralmente “appendere su”, “appendere con spillo”. Un vero e proprio corrispettivo in lingua italiana non è possibile. Nell’uso corrente, “Pin-Up”, è un neologismo coniato agli inizi del XX secolo per indicare un certo tipo d’immagini che rappresentano belle, maliziose ed esuberanti ragazze: almeno per quelli che erano considerati i canoni ufficiali di allora. Erano destinate ad un pubblico maschile, in ogni caso, erano immagini ben distanti da un’interpretazione volgare e di cattivo gusto della figura femminile.
Una Pin-Up per essere definita tale deve avere delle caratteristiche fondamentali:
1) la postura: l’immagine femminile deve assumere delle posizioni tali da mettere in evidenza tutta la sinuosità e l’armonia delle sue morbide “curve”.
2) l’espressione del volto: ingenuo, sorridente ed accattivante nello stesso tempo; a volte con quel falso broncio da ragazzina capricciosa che saprebbe incantare qualsiasi uomo, anche quelli “tutto di un pezzo”. La Pin-Up è spesso e volentieri scherzosa e birichina nel rapporto con il suo osservatore.
3) l’abbigliamento: che interviene nella composizione dell’immagine contribuendo a mettere in evidenza o a sottolineare le grazie muliebri con il tipico effetto “vedo e non vedo”. L’abbigliamento deve essere gestito in modo sapiente coprendo o lasciando intravedere le parti intime nel sottile gioco sempre in bilico fra la fantasia e la realtà. Un classico esempio può essere il corpetto con una spallina cadente, che niente mostra ma che lascia molto spazio all’immaginazione. E che dire delle gonne scomposte dal vento, dei baby-doll trasparenti in controluce che lasciano intravedere la silouette, le vertiginose gambe inguainate nelle calze di nylon, le rigorosissime scarpe con tacchi a spillo…
Una Pin-Up per essere definita tale deve avere delle caratteristiche fondamentali:
1) la postura: l’immagine femminile deve assumere delle posizioni tali da mettere in evidenza tutta la sinuosità e l’armonia delle sue morbide “curve”.
2) l’espressione del volto: ingenuo, sorridente ed accattivante nello stesso tempo; a volte con quel falso broncio da ragazzina capricciosa che saprebbe incantare qualsiasi uomo, anche quelli “tutto di un pezzo”. La Pin-Up è spesso e volentieri scherzosa e birichina nel rapporto con il suo osservatore.
3) l’abbigliamento: che interviene nella composizione dell’immagine contribuendo a mettere in evidenza o a sottolineare le grazie muliebri con il tipico effetto “vedo e non vedo”. L’abbigliamento deve essere gestito in modo sapiente coprendo o lasciando intravedere le parti intime nel sottile gioco sempre in bilico fra la fantasia e la realtà. Un classico esempio può essere il corpetto con una spallina cadente, che niente mostra ma che lascia molto spazio all’immaginazione. E che dire delle gonne scomposte dal vento, dei baby-doll trasparenti in controluce che lasciano intravedere la silouette, le vertiginose gambe inguainate nelle calze di nylon, le rigorosissime scarpe con tacchi a spillo…
La Pin-Up non è mai completamente nuda, e in quei pochi casi in cui lo è, c’è sempre qualcosa, come fazzoletti, veli o altri oggetti, che proteggono la sua intimità.
E non è detto che la Pin-Up sia sempre sola, può essere accompagnata nella composizione anche da figure maschili o da animali, quali: cagnolini al guinzaglio, uccellini, gattini… fermo restando che deve sempre essere lei la protagonista indiscussa di tutta la scena.
E non è detto che la Pin-Up sia sempre sola, può essere accompagnata nella composizione anche da figure maschili o da animali, quali: cagnolini al guinzaglio, uccellini, gattini… fermo restando che deve sempre essere lei la protagonista indiscussa di tutta la scena.
La Pin-Up non è un’invenzione del XX secolo e, diversamente da quello che molti potrebbero pensare, non trae neppure origine dal Nuovo Continente, anche se a tutti gli effetti, l’America fu la più gran promotrice di questo fenomeno. La storia vuole che tutto abbia inizio in Francia dove, alla fine dell’ottocento, cominciarono ad apparire le prime riviste, rivolte ad un pubblico medio, con in copertina rappresentazioni femminili in abiti spesso succinti.
Nei primi anni del XX secolo, questo tipo d’immagini arrivò anche al di la dell’Oceano e con lo scoppio della prima Guerra Mondiale in America cominciano a comparire le prime Pin-Up.
L’esercito americano considerò da subito la Pin-Up utile al morale delle sue truppe e decise così di “arruolarle” e spedirle al fronte.
Da questi che furono i primi passi, le Pin-Up divennero in seguito una delle figure più amate dagli americani.
L’esercito americano considerò da subito la Pin-Up utile al morale delle sue truppe e decise così di “arruolarle” e spedirle al fronte.
Da questi che furono i primi passi, le Pin-Up divennero in seguito una delle figure più amate dagli americani.
Il momento di massimo sviluppo nella “produzione” di Pin-Up si ha però con l’avvento della seconda Guerra Mondiale quando molte fra le più belle Pin-Up furono pubblicate da Yank, il settimanale dell’esercito americano. Durante il secondo Grande Conflitto prese vita una nuova arte: la “Nose Art”… e molte Pin-Up presero ad apparire dipinte nei mezzi militari americani in modo particolare nei bombardieri che le usavano come mascotte. Per citare uno fra i più famosi bombardieri, su cui non molti anni fa fu realizzato anche un film, il B-17 “Memphis Belle”.

Con la fine della seconda guerra, sembrava che anche l’epoca delle Pin-Up dovesse finire, ma al loro “congedo” dal fronte, rientrarono in patria al fianco dell’esercito americano. Vennero però subito assoldate dalla pubblicità, la quale le utilizzò per vendere i prodotti più diversi, con particolare attenzione per tutti quei prodotti rivolti al mondo maschile.


Il tempo passa inesorabile, la società è sempre più disinibita, la censura più permissiva; di conseguenza i costumi si rilassano e le girls si fanno sempre più trasgressive cosicché la vera Pin-Up, ormai inadeguata ai tempi che avanzano, si fa da parte e lascia spazio ad immagini femminili meno ingenue e più smodate che la soppianteranno definitivamente.

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