Immagina di essere nella sala di lettura di un vecchio club inglese, un po' polveroso.
Nella penombra solo un'abatjour che fa luce sul divano chesterfield di cuoio consunto dal tempo.
Alle pareti vecchie foto, cimeli, pochi selezionati quadri ed una stecca a cui sono appesi in fila i bastoni con i quotidiani.
Sul tavolino un bicchiere, una scatola di sigari e qualche rivista da sfogliare con calma, aspirando il fumo azzurrognolo nel silenzio punteggiato dal suono lento e grave della pendola...



sabato 8 maggio 2010

LA GUERRA DEI BOTTONI

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Si sa che gli ufficiali dell’ottocento ponessero grande attenzione all’aspetto esteriore: belle uniformi, spesso personalizzate al punto da creare un vezzo ancora in voga ( il “fuori ordinanza”) e gran cura della peluria con sbizzarrimento di favoriti e mustacchi.

Gli inglesi furono fra i più devoti cultori di tale gusto uniformologico. Uno degli esempi più eclatanti è dato dalla battaglia di Balaclava, quella della “Carica dei seicento”, durante la Guerra di Crimea.

Nota, forse, solo a chi si interessi di storia, vide fra i comandanti due personaggi il cui nome, invece, è conosciuto anche da quanti non amino guerre e militaria: il Maresciallo Raglan ed il Colonnello Cardigan.

Il primo, monco di un braccio, aveva inventato per nascondere l’arto offeso, la MANICA RAGLAN.










L’altro, che col danaro aveva comprato il titolo di Colonnello e tutto il Reggimento (11° Hussars, famoso per le sue uniformi), passò alla storia ,oltre che per aver portato a sicura morte tutto il suo reparto nella famosa carica, uscendone indenne, per aver inventato una maglia da uomo aperta sul davanti, il CARDIGAN.









Quella che veniva chiamata "la pompa della guerra" sparì con la prima guerra mondiale: lo sfilare intimidatorio al rullo del pas de charge della fanteria, il caracollare della cavalleria con gli squadroni che facevano la ruota davanti al nemico, tutto quel trovarobato - casacche, fusciacche, gualdrappe e poi alamari, filettature, spalline mostrine e stivali, cappelli fuori ordinanza, pennacchi, insegne, aquile, stendardi, trombe e trombette e tamburi e grancasse e ussari con la sciabola sguainata e lancieri con le lance in resta e corazzieri con le armature scintillanti sotto il sole - rimase solo un ricordo del passato.




Dal novecento ai giorni nostri:

Gli eserciti iniziarono a comprendere il vantaggio vitale di indossare uniformi meno individuabili a distanza dal nemico e meno ingombranti nei movimenti : le divise divennero più mimetiche, quindi meno colorate, e meno formali.
Ma ugualmente alcuni capi finirono per entrare nell’uso comune della vita civile.
Prendiamo ad esempio il MONTGOMERY. Il suo nome ufficiale nella Royal Navy era “duffle coat” e si trattava di un indumento per i servizi di caserma. Deve la popolarità al Maresciallo Montgomery che ne fece una specie di divisa personale; dopo la II guerra mondiale divenne un capo sportivo di moda.








Il TRENCH, o meglio il “trench coat”. Era un soprabito impermeabile da ufficiale, ideato dalla ditta Burberry’s per difendersi dal fango e le intemperie in trincea (trench) durante la prima guerra. Tornati alla vita civile, molti continuarono ad indossarlo per averne provato la praticità.
  Il CABAN, o PEA COAT. E’ il classico giaccone da marinaio, corto, a doppio petto con tasche applicate. Il nome caban sembra derivare da cab e dall’uso da parte dei cocchieri inglesi. Più sicuramente è il cappotto che la marina britannica progettò ispirandosi al pijjekker danese in cui pij indica il tipo di tessuto che dal ministero venne tradotto in pilot cloth, da cui pi-coat e successivamente pea coat.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



Si potrebbe continuare all’infinito, in quanto il modo di vestire della vita d’oggi, divenuto sempre più pratico e meno formale, ha attinto a piene mani dagli studi sui tessuti e le fogge dei capi destinati all’uso militare. Anche se, quando indossiamo il nostro Gore-tex o i nostri Ray-Ban o i Moon-boots, non ci pensiamo.

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