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C'era una volta un mondo in cui si diceva "Chi vespa mangia le mele" ed in cui qualcuno iniziava a "farsi le pere".
Sui "favolosi anni sessanta" pare si sia detto tutto il possibile. Anche chi non li ha vissuti ne conosce tutti i risvolti, dalla musica ai colori e dalla contestazione giovanile all'uomo sulla luna.
Una cosa viene da osservare: in genere si tende a mitizzare quel periodo e chi non c'era potrebbe ritenere che tutto fosse colorato e gaio, così per una coincidenza astrale, una fortunata casualità.
Questo non è assolutamente vero!
Occorre dividere nettamente in due il decennio:
- una prima metà in cui le famiglie, anche quelle "benestanti", tranne rare eccezioni, aderivano ad un modello tradizionale e largamente fondato sul risparmio e sulla dignità del decoro.
- la seconda parte caratterizzata , anche a causa di congiunture economiche e messaggi mediatici, da un impulso innovativo, sempre crescente e via via trascinante. Avveniva in quel periodo il cambiamento più radicale nella storia della società del ventesimo secolo: in quegli anni si andava configurando l'assetto sociale cui siamo abituati oggi.
PRIMA META'
Gli anni sessanta erano iniziati all'alba del 3 febbraio 1960, quando un certo Fred Buscaglione, cantante tipico della "dolce vita", concluse quella sua terrena a Roma, nella Thunderbird rosa, scontrandosi con un camion in viale Rossini ai Parioli.
Se guardiamo una scena di un film di allora, vedremo che la gente comune non si muove a bordo di auto come quella, nè inforca potenti moto come Marlon Brando.
La famiglia italiana gira in 600 Fiat; magari col cofano posteriore alzato, che fa tanto Abarth, e la scritta "settecentocinquanta" per sperare di sembrare più importante! In motocicletta vanno solo quelli che non possono permettersi nemmeno un'utilitaria: o gli irriducibili, pochi. Le due ruote per le strade sono quasi esclusivamente Vespe, Lambrette. Magari con su tutta la famigliola, per andare al mare con l'ombrellone a righe orizzontali e la pentola con la pasta avvolta nel tovagliolo.
O rappresenta, come diremmo oggi, il "mezzo aziendale"!

SECONDA META'

Intorno al '66-'67 le cose migliorano per molti; l'accelerazione diviene sempre più vorticosa, inarrestabile... La gran quantità di ragazzi nati nel dopoguerra, il cosiddetto baby boom, ha ormai intorno ai diciotto anni. Sono in tanti e con una gran voglia di cambiamento: nella scuola, nei rapporti con l'altro sesso, in ogni aspetto del vivere sociale. Il processo, a questo punto, è di proporzioni planetarie e inevitabilmente esplode. E' il SESSANTOTTO!
Si apre un nuovo modo di vivere più colorato. Il primo trapianto di cuore dà illusioni di vita eterna; l'uomo sulla luna fa immaginare nuovi mondi. Le nuove conquiste sociali fanno sentire tutti più liberi di prima.
I ragazzi, con le lunghe chiome, indossano jeans, magliette colorate e d'inverno l'eskimo; le ragazze minigonna e sotto, racconta chi ha potuto verificare, un nuovo sistema anti-intrusione: i primi collant, che rendono di colpo inutili tutte le esercitazioni sulle pin-up in guepierre a lungo studiate sulle riviste . Spesso le compagne per i capelli usano la lacca, col risultato che, dopo un raro e appassionato "lento", il cavaliere riappare come un pierrot, con mezza faccia bitumata da un'orrenda miscela di fondotinta e colla!
Quella stagione di illusioni e di estrema leggerezza cederà il posto ad una nuova epoca. Quei ragazzi sono cresciuti e, lasciati quegli abiti coloratissimi, adotteranno un accessorio pesantissimo: il borsello, a causa del quale quelli a venire saranno definiti ..."anni di piombo".
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