Immagina di essere nella sala di lettura di un vecchio club inglese, un po' polveroso.
Nella penombra solo un'abatjour che fa luce sul divano chesterfield di cuoio consunto dal tempo.
Alle pareti vecchie foto, cimeli, pochi selezionati quadri ed una stecca a cui sono appesi in fila i bastoni con i quotidiani.
Sul tavolino un bicchiere, una scatola di sigari e qualche rivista da sfogliare con calma, aspirando il fumo azzurrognolo nel silenzio punteggiato dal suono lento e grave della pendola...



sabato 24 aprile 2010

AH, GLI INGLESI!

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Ho la moto inglese perché non mi piacciono le moto; e l’auto inglese perché non mi piacciono le auto.

O, almeno, non nel senso in cui oggi tali oggetti vengono concepiti a beneficio di masse di acquirenti che non conoscono il concetto di eleganza e privilegiano qualcosa che oggi è sopravvalutato: la praticità.

Per apprezzare un oggetto made in England è quanto meno necessario aver superato l’ostacolo dove scivolano in molti: quello di confondere la bellezza con l’eleganza.

L’eleganza tiene presente la comodità, cioè l’attitudine statica di un oggetto a raggiungere il suo scopo meglio di ogni altro, ma non la praticità, cioè la funzionalità dinamica.

Volendo fare un esempio ...pratico: una valigia inglese è bella, ma pesante.

Chi ama il grosso cuoio naturale, i punti da selleria, i coperchi sovrapposti e le finiture in ottone pieno, non vedrà alcun problema e prima dirà che è pesante, ma bella, poi solo che è bella e a quel punto ne apprezzerà sino in fondo la semplicità e l’infinita durata.

Lo Stile Inglese



Per comprendere qualsiasi fenomeno umano occorre considerare la contraddizione come una cosa naturale e inevitabile. Lo stile inglese non fa eccezione, teso com’è tra l’austerità dell’obbedienza e lo scintillio con cui il rigore creato e approvato nella quotidianità viene infranto nelle occasioni o dalle persone eccezionali.
Facendo un esempio: Carlo d’Inghilterra, discutibilissimo quanto a simpatia, ma elegante come pochi oggi, sa indossare un normalissimo principe di Galles e personalizzarlo con una coloratissima cravatta o un fiore all’occhiello.
Se qualche comune mortale provasse a fare altrettanto, rischierebbe di somigliare più ad un clown che ad un inglese di sangue blu.

A questo proposito mi sovviene un aneddoto: Il principe Serra di Gerace, elegantissimo gentiluomo napoletano, sceso al Savoy Hotel di Londra col proprio cameriere, gli disse: «Pasqua', va' a vedere come sono vestiti gli inglesi a quest'ora del giorno». «Subito eccellenza». Pasquale scese in strada e tornò veloce annunciando: «Eccelle’, qui, come gli inglesi, siamo vestiti solo voi e io».

Viviamo quindi la nostra Bonneville con misurata eleganza, amandone le sue illogicità, lasciando ad altri le pacchianerie da semaforo e lo scimmiottamento di personaggi da Ace Cafe.

Noi il caffè lo gustiamo in tazzine di porcellana; ...inglese, of course!

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